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Sìghele, Scìpio.

Sociologo italiano. Tra i massimi rappresentanti della scuola positiva di diritto penale facente capo a C. Lombroso, S. fu amico e collaboratore di G. Ferrero. Insegnò nelle università di Roma, di Pisa e di Bruxelles (1899-1902). Sostenitore dell'irredentismo trentino, aderì al Partito Nazionalista, venendo processato dall'Austria nel 1900 e nel 1908. Condusse le proprie ricerche soprattutto nell'ambito della psicologia sociale e collettiva, settore di cui, con G. Tarde e G. Le Bon, fu l'iniziatore. S. contrappose alla massa amorfa, guidata da forze estranee, l'individuo, essere razionale e creatore; interpretò come fenomeni di massa le più svariate azioni collettive, mettendone in rilievo la perdita di responsabilità personale, il predominio degli istinti e dei sentimenti sulla ragione, la depersonalizzazione dell'uomo nella massa. Tra le opere, ricordiamo: La folla delinquente (1891), La coppia criminale (1893), La teorica positiva della complicità (1893), La delinquenza settaria (1897), L'intelligenza della folla (1903), La crisi dell'infanzia (1911). Tra le opere politiche, meritano un cenno: Il nazionalismo e i partiti politici (1911), Pagine nazionaliste (1910) e Nuove pagine nazionaliste (1912) (Brescia 1868 - Firenze 1913).